La radiestesia dal latino “radius” nel senso di “raggio, radiazione”, e dalla parola greca αἴσϑησις (âisthēsis) che significa “ricerca” è definita comunemente come la “sensibilità psichica alle radiazioni” alle onde e ai fluidi; radiazioni emesse da ogni cosa sia essa un corpo, una sostanza o un essere vivente; il radioestesista quindi è una persona dotata di una speciale sensibilità e capace di mettersi in contatto psichico con le fonti emittenti tali radiazioni o fluidi che circolano nel cosmo.
Radiestesia e rabdomanzia (dal greco ῥάβδος “verga” e μαντεία “divinazione”), fanno riferimento allo stesso principio e meccanismo ovvero alla stessa facoltà; la differenza consiste unicamente nello strumento rivelatore: il radioestesista usa il pendolo o oscillatore mentre il rabdomante utilizza la forcella o bacchetta le cui estremità tenute fra le mani girano su se stesse in presenza della cosa cercata che emette appunto delle radiazioni.
Esistono diverse testimonianze giunte fino a noi oggi che dimostrano il fatto che la radiestesia è sempre stata conosciuta e applicata nel corso dei secoli; già nell’antica Cina del 2000 a.C. era conosciuto ed utilizzato il metodo radiestesico poiché è proprio in quelle terre che è stato redatto il primo documento scritto attestante la conoscenza di questa arte e disciplina al contempo; in origine sembra che venisse utilizzata la bacchetta o forcella del rabdomante a forma di ipsilon impiegata soprattutto per le ricerche nel sottosuolo e in particolare per individuare giacimenti minerari e sorgenti d’acqua ma anche per stabilire quali erano i luoghi più adatti e propizi alla costruzione di un tempio o di una città.
In seguito si diffuse anche fra gli Etruschi e nell’Impero Romano d’Occidente dove si hanno testimonianze del “lituus” o verga divinatoria che era un bastone di legno con una sommità ricurva che aveva anche carattere liturgico poiché l’arte divinatoria e le pratiche religiose coesistevano e si fondevano l’una con le altre; dell’uso del lituus si trovano riferimenti anche negli scritti di Cicerone.
Ancora vi sono testimonianze certe dell’uso della bacchetta, in tempi meno remoti, in Francia e nella Germania nel sec. XVI, in particolare nelle miniere dell’Alsazia, per trovare filoni di carbone o falde metalliche e pure i mercanti inglesi dell’epoca elisabettiana conobbero queste pratiche e le portarono in patria per applicarle nella ricerca dei minerali in Cornovaglia oltre che a quella delle falde acquifere, da sempre di vitale importanza.
Infatti è proprio in questi luoghi geografici che inizia la fase più moderna della radiestesia alla fine del XVII secolo dopo la pubblicazione del trattato dell’abate L. di Vallemont ma bisogna attendere il ‘ 900 con l’Abate Bouly considerato il padre della radiestesia, perché proprio a lui si deve tale nuovo vocabolo e l’Abate Mermet che dedica tutta la vita alla sperimentazione.
E’ questo il secolo dello sviluppo della radiestesia poiché vi sono stati numerosi insigni studiosi e sperimentatori che hanno portato e diffuso anche in Italia l’arte o disciplina della radiestesia, anche grazie allo sviluppo nel campo delle onde e dell’elettromagnetismo del secolo precedente, con lo scopo di farla assurgere a vera e propria scienza sperimentale.
Alla luce di tutte le testimonianze storiche e scientifiche si riscopre questa antica tecnica già ampiamente utilizzata e sviluppata dagli sperimentatori diffusi in ogni angolo del pianeta, per ampliarne il campo di applicazione: non solo alle indagini da vicino o da lontano, su oggetti, quali metalli, sostanze chimiche o per individuare le malattie (sempre sotto supervisione di un medico) ma anche per sviluppare l’attenzione e la concentrazione mentale ed applicare queste facoltà all’investigazione dell’uomo e della donna interiore e alle indagini nelle regioni del cosiddetto “aldilà” dove i sensi fisici non sono sufficienti ed è necessario utilizzarne altri, quelli “sottili”.